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 Adattamento cromatico e bilanciamento del bianco
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tarkowsky
Average Member

190 Posts

Postato - 22/12/2015 :  02:57:38  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Ultimamente mi sto occupando di ricerche legate alla scelta ottimale della temperatura di colore dell'illuminante in ambito museale.
Queste ricerche mi hanno fatto sorgere alcune domande.

In teoria il nostro occhio compie l'adattamento cromatico cioe' si adatta al colore dell'illuminante mantenedo l'apparenza del colore degli oggetti.

Un cartoncino bianco o grigio verra' percepito come bianco o grigio sotto vari illuminanti.

Ma questo non significa che i vari bianchi o grigi percepiti sotto illuminanti risultino uguali all'interno del mio cervello:
continuo a chiamarli bianchi e grigi ma nella mia memoria riesco a capire la differenza tra un bianco a 2700k od uno a 6500k (il bilanciamento del bianco fatto nella fotocamera quando gli si comunica la cromacita' dell'illuminante rende invece i bianchi tutti uguali: tutti hanno R=G=B=255).

Insomma adattamento cromatico umano e bilanciamento del bianco si assomigliano ma non sono identici.
O no?

Se non ci fosse una differenza non avrebbe senso cercare la migliore cromacita' dell'illuminante per illuminare i quadri di un museo perche' l'adattamento cromatico annullerebbe completamente queste differenze che ad un certo livello sembrano persistere.

Grazie per eventuali delucidazioni in merito.

Tarkowsky

andre_
Advanced Member

Denmark
2054 Posts

Postato -  22/12/2015 :  08:25:42  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di andre_  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da tarkowsky
...
Un cartoncino bianco o grigio verra' percepito come bianco o grigio sotto vari illuminanti.

Ma questo non significa che i vari bianchi o grigi percepiti sotto illuminanti risultino uguali all'interno del mio cervello:
continuo a chiamarli bianchi e grigi ma nella mia memoria riesco a capire la differenza tra un bianco a 2700k od uno a 6500k
...


Non credo che le cose stiano davvero cosí.

Posso "immagazzinare" l'informazione della temperatura di colore solo alla condizione di avere qualcosa di diverso su cui fare un confronto.

In ambito museale, ad esempio, é del tutto differente un'illuminazione unica (sale abbastanza grandi che non ricevono alcun apporto di luce dall'esterno) oppure mista.
Entro certi limiti, nel primo caso posso perfino arrivare al punto di considerare la temperatura piú o meno irrilevante, perché il fine sará quello di avere coerenza tra le diverse zone ed uno spettro completo.

Se invece ho una sala aprta, ad esempio con finestre, la sensazione dell'osservatore é senz'altro influenzata dalla luce naturale (che cambia di molto nel corso della giornata ed a seconda delle condizioni meteo).
In questo caso si, si ha "l'informazione temperatura di luce".
Ma la si ha per differenza e contrasto con la fonte naturale.

Insomma, in presenza di sola luce artificiale l'adattamento si fa una sola volta per tutte, mentre in luce mista ogni singolo pezzo deve tenere conto dei diversi apporti. (E purtroppo non viene fatto quasi mai. )

Sfido chiunque a mantenere memoria della temperatura colore dopo un certo tempo passato in una sala con sola luce artificiale (ovviamente tutta uguale).
a_

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tarkowsky
Average Member

190 Posts

Postato -  22/12/2015 :  22:54:27  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da andre_


Entro certi limiti, nel primo caso posso perfino arrivare al punto di considerare la temperatura piú o meno irrilevante,....




Ma la CCT delle lampade e l'infulenza sull'apprezzamento estetico e' quello su cui si stanno chinando i maggiori musei al mondo altro che irrilevante.

La scelta della CCT e' fondamentale per dare un certo "mood" estetico alla sala.
Immagina di avere una singola sala museale illuminata esclusivamente con lampade al Tungsteno 2700K CRI 97 ed un'altra identica ma
illuminata con lampade alogene del tipo Solux a 4700k con CRI 98.
Al di la' dell'adattamento cromatico le due sale avranno un "mood" estetico molto diverso: molto piu' calda la prima sala con una
dominante giallo-rossa che risulta molto apprezzata specialmente a bassi livelli di illuminamento (50-150 lux) mentre la seconda risultera' piu' fredda e sara' maggiormente
apprezzata quando il livello di illuminamento risulta piu' alto.
L'adattamento cromatico ci assicura una coerenza percettiva della scena ma non ci impedisce di giudicare la poverta' o la ricchezza cromatica dei quadri esposti che non e'riassumibile completamente nell'indice CRI...

Tarkowsky
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andre_
Advanced Member

Denmark
2054 Posts

Postato -  23/12/2015 :  10:36:24  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di andre_  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Certamente, ma tutto il discorso funziona a meraviglia "per confronto". Cioé se si ha "memoria" di una luce differente.

Qualche anno fa ho visto una mostra molto bella di arte moderna ad Aros (Århus, Denmark): otto artisti, con ognuno una sala a disposizione tranne uno. Tutte e sette le sale avevano giochi di luce, specchi, colori eccetera. Sale successive, con percorso obbligato (nel piano sotterraneo, quindi niente luce naturale).
L'ottavo artista aveva lavorato in concerto con tutti gli altri, ed aveva fatto in modo che le installazioni alzassero la temperatura della luce in maniera molto intensa.
Il fenomeno era del tutto "invisibile" agli occhi degli spettatori, che anzi avevano l'impressione di andare verso ambienti via via piú caldi.
Solo quando si usciva da quel sistema di sale ci si accorgeva di essere stati "ingannati", quando improvvisamente ci si é trovati "aqll'esterno" (in realtá nel resto del museo) completamente immersi in una luce caldissima. Ovviamente per contrasto con quello che erano le installazioni.

Insomma, il sistema percettivo e l'adattamento degli spettatori era stato manipolato, e l'effetto era sconcertante.

Per questo sono convinto che il problema principale dell'adattamento sia piú nella presenza di luci miste.
Anche perché spesso la componente naturale (e quindi incontrollabile) viene sottovalutata se non del tutto ignorata da alcuni allestitori, che impostano le luci come se fossero le uniche fonti luminose quando non lo sono affatto. O viceversa.

Anche il Tate Modern ci cascó qualche anno fa quando lo visitai, con una installazione potenzialmente bellissima nell'hangar basso... che "funzionava" solo se dalle finestre in alto entrava della luce solare diretta. Inutile dire che a Londra in autunno non me la sono goduta come previsto.

Mi pare che niente di quanto penso sia in contrasto con quello che dici tu, che é certamente un'ottima analisi ed il dubbio iniziale é assolutamente importante.

Ma anche in quella analisi é comunque poco presente il fattore "luce mista", che continuo a considerare fondamentale almeno quanto il resto, mentre un numero impressionante di musei e sale di esposizione hanno una componente naturale oltre all'illuminazione controllata.

Al Louisiana ad Humlebæk, allo Statens Museum for Kunst qui a Copenhagen ed alla Carlsberg Glyptotek hanno completamente rinunciato ad eliminare la luce esterna in buona parte delle sale, ma l'illuminazione ne tiene conto. Al Prado l'estate scorsa invece notai che la gran parte delle finestre era oscurata. Buona scelta per vedere le opere, ma che castra l'edificio e le sale stesse non poco.
a_


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