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 Stampa digitale in BW la mia esperienza

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I N I Z I O    T O P I C
Benedetto Posted - 16/03/2006 : 18:50:25
Su espresso invito di Enrico, voglio raccontare al gruppo la mia esperienza nel viaggio della stampa digitale BW.
Come avrete certamente letto dai miei post precedenti, sono un bianconerista, vengo da quasi 18 anni di camera oscura ed ero abituato a fabbricarmi da solo i chimici per la stampa.
Passato al digitale, mi sono limitato per due o tre anni ad elaborare le immagini acquisite tramite scanner (Nikon 8000) e a farle stampare al laboratorio. Risultati eccellenti, per carità, ma con due grossi limiti. Il primo consisteva nel fatto per cui la stampa era comunque eseguita su carta colore, di talché, neutre in certi momenti, in altri (magari proprio durante una mostra) miseramente affette da un metamerismo non accettabile (un magentaccio stomachevole).
Il secondo era dato dal fatto che mi mancava la parte più importante (almeno per me) del processo e cioè la fase finale, quella della costruzione personale (uso questo termine intenzionalmente ) delle immagini su carta così da poterle esporre, con tutte le infinite e affascinanti varianti della stampa.
La scelta era diventata pertanto una vera e propria necessità, anche perché la Camera Oscura, per una serie di ragioni personali, non era più disponibile.
Il primo approccio è stato tuttavia decisamente traumatizzante.
Acquistati incautamente, perché mal consigliato, carta, inchiostri e un plotter Canon W6200, la prima esperienza si è rivelata un disastro. La qualità della carta era insufficiente, soprattutto nelle basse luci, le miscele di inchiostri, a dir poco, inadeguate, il plotter Canon, per quanto sicuramente valido strumento per la stampa a colori, non era ragionevolmente pilotabile per la stampa in BW.
Archiviato il capitolo Canon e rimarginate le ferite (economiche e all’orgoglio) sono passato alla Epson 4000.
Le prime esperienze di stampa in BW sono state fatte con i drivers Epson e con gli inchiostri a colori, con risultati veramente deludenti per l’insopportabile metamerismo Magenta.
Dopo aver seguito un corso su Photoshop di una giornata con i ragazzi di Bologna del Gruppo http://www.fineartprint.it/contatti.html , mi sono reso conto che la stampa inkjet, specie se in Bianco e Nero, richiedeva un approccio molto più scientifico e preciso di quello che avevo seguito fino ad allora. In particolare mi sono reso conto che senza strumenti hardware e software specifici era decisamente impossibile realizzare stampe soddisfacenti, cioè stampe che riproducessero fin nei più minuti particolari quello che visualizzavo a monitor.
Mi occorrevano, nell’ordine :
a) un Rip (che non costasse quanto un’ ottica Leica)
b) uno strumento per la misurazione delle patches (che non costasse quanto un’ ottica Zeiss)
c) istruzioni chiare e comprensibili e non in quell’accidenti di anglo-americano semi intraducibile;
Quanto al Rip la scelta obbligata (per il BW) è stato Quadtone RIP, le istruzioni, anche se in inglese, erano moderatamente comprensibili, oltretutto era dotato di una serie di profili (files quad) canned ragionevolmente adeguati. Il prezzo, poi, 50 dollari, lo rendeva più che abbordabile.
Le prime esperienze di stampa BW fatte con gli UC della Epson, usando i profili interni di QTR, non dico che mi abbiano esaltato, però mi parevano eccezionali di fronte alle schifezze che avevo realizzato fino a quel momento.
I neri erano neri, i bianchi erano bianchi e i grigi erano proprio grigi.
Quanto allo strumento per la misurazione delle patches il costo dell’Eye-One (circa 1800 Euro) mi pareva eccessivo e ho ripiegato sul mio scanner (Epson 4870).
Quanto alle istruzioni, mi sono arrangiato, usando il vecchio sistema dello spannometro unito alla raffinata tecnica del “prova e sbaglia”.
Acquistati gli inchiostri NK7, le prime prove (su carta Hahnemule), con i profili canned, si sono mostrate buone, ma dopo essermi costruito il mio profilo, la delusione è stata notevole.
Nelle zone III, IV, V e VI la separazione dei passaggi era assolutamente insoddisfacente e perdevo tutti i più minuti particolari.
Era evidente che la linearizzazione degli inchiostri non era adeguata e che lo scanner, se poteva considerarsi sufficiente per la caratterizzazione degli inchiostri con la determinazione dei limiti, perdeva assolutamente colpi quando doveva determinare la gradualità dei passaggi fra una patche e l’altra. Insomma, la mancanza di precisione di risolveva esponenzialmente in grossi errori proprio alla fine della catena, verso le basse luci.
Su offerta di Enrico gli ho inviato una striscia con le 21 patches per la linearizzazione, Enrico mi ha inviato i valori rilevati con l’Eye-One, valori che ho inserito nel file quidf e, stampata, la striscia con le 51 patches per la creazione del profilo con QTR create ICC (tool interna a QTR) l’ho spedita nuovamente ad Enrico che mi ha restituito il profilo ICC per la mia combinazione stampante, carta e inchiostri.
Il risultato è stato decisamente stupefacente. Ma, al di là della bellezza o meno delle stampe, la cosa che mi ha soddisfatto di più è stato che quello che visualizzavo a monitor (ovviamente calibrato) corrispondeva al 100% a quello che vedevo in stampa, per cui ogni più piccolo errore in Photoshop, lo ritrovavo impietosamente sulla carta.
Penso pertanto che l’approccio alla stampa digitale c.d. Fine Art deve necessariamente passare attraverso un metodo rigorosamente tecnico. Non vi sono scorciatoie o pressappoco. La procedura deve essere esattamente e rigorosamente realizzata sin nei minimi particolari.
Resta il problema dei costi che, in questo momento sono decisamente elevati.
Però io penso, come sempre succede nel digitale, che, man mano si crea un mercato (cioè man mano i bianconeristi tradizionali si rivolgeranno alla stampa inkjet) anche i costi diminuiranno
Certo che ci si diverte da matti!
Un saluto a tutti
Benedetto



5   U L T I M E    R I S P O S T E    (Le più recenti in alto)
Benedetto Posted - 18/03/2006 : 15:49:50
Ciao Davide, è un vero piacere risentirti! Come stai?
Conservo un ricordo molto gradevole di quel giorno di full immersion nel BW digitale con te e Legnani.
Salutamelo!
A presto.
Benedetto
undavide Posted - 18/03/2006 : 15:37:47
Ciao Benedetto,

in quanto ragazzo di Fineartprint mi fa piacere apprendere che il nostro incontro sia stato proficuo
Sul RIP ti posso dire che è l'unico, a parte ImagePrint (che però ha una gestione "particolare" del BN) a permettere la generazione di un ICC per la softproof nella stampa con inchiostri BN (IMHO). A suo tempo, però, non è stata proprio una passeggiata la fase di creazione di curve, misure di densità, ecc. Su stampanti a colori non l'ho esperienze dirette.
A breve comincerò, molto probabilmente, a fare esperimenti approfonditi con una 4800, ti saprò dire anche sul BN.
Intanto se vuoi puoi leggere qui:
http://www.luminous-landscape.com/essays/4800%20tracking.shtml
Ciao,

Davide
Enrico Posted - 17/03/2006 : 17:10:06
Che bel contributo, Bendetto,
traspare una grande voglia di percorrere nuove strade, rimettendosi in gioco anche dopo una lunga esperienza di camera oscura.
Hai avuto il gran merito di crederci fino in fondo, anche quando la stragrande maggioranza dei "guru" considerava il digitale un surrogato della "fotografia vera".
Oggi, dopo una serie di inevitabili alti e bassi, hai finalmente trovato un buon setup per il tuo bianco e nero digitale: nessuna formula magica, nessun affidamento al caso, bensì conoscenza della materia e applicazione rigorosa.

Non ti nascondo anche la nostra soddisfazione, perché storie come la tua confermano che le “chiacchere digitali” di Photoactivity si rivelano risolutive all’atto pratico.

Un'ultima cosa: quand’è che ci fai vedere qualcuna delle tue belle stampe B/N ?

Ciao
Enrico
AlbertoM Posted - 16/03/2006 : 23:05:37
Ciao Benedetto,

volevo solo ringraziarti per questa tua bella testimonianza.

Almeno c'è qualcuno che conferma che quello che diciamo non sono cavolate e che la differenza nei risultati c'è se la teoria si applica nel modo giusto!

A presto

Alberto Maccaferri
fabio maione Posted - 16/03/2006 : 19:14:30
Confermo tutto quanto detto da Benedetto. La qualità delle sue stampe, del resto, parla per lui (almeno ai fortunati che le hanno viste).
Certamente il vantaggio più rilevante, ed in effetti di grande importanza, che si può raggiungere con una strumentazione adeguata sta proprio nella corrispondenza tra monitor e stampante.
Per i costi, se può consolare, sta la constatazione che quelli della stampa analogica stanno crescendo sempre di più.
Bravo Benedetto, per la costanza e la voglia che dimostri ancora intatte.
Fabio

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